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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 26
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originale
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[26] Post Anaximenes aera deum statuit, eumque gigni esseque inmensum et infinitum et semper in motu: quasi aut aer sine ulla forma deus esse possit, cum praesertim deum non modo aliqua, sed pulcherrima specie deceat esse, aut non omne, quod ortum sit, mortalitas consequatur. Inde Anaxagoras, qui accepit ab Anaximene disciplinam, primus omnium rerum discriptionem et modum mentis infinitae vi ac ratione dissignari et confici voluit. In quo non vidit neque motum sensu iunctum et [in] continentem infinito ullum esse posse, neque sensum omnino, quo non ipsa natura pulsa sentiret. Deinde si mentem istam quasi animal aliquod voluit esse, erit aliquid interius, ex quo illud animal nominetur; quid autem interius mente: cingatur igitur corpore externo;
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traduzione
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26. In seguito Anassimene identific? la divinit? con l'aria ne fece un essere generato nel tempo, immenso, infinito
e sempre in movimento: quasi che la divinit?, cui compete non Un aspetto qualsiasi ma il pi? bello possibile, possa
ridursi ad una informe massa di aria e che tutto ci? che ha avuto un'origine non debba necessariamente essere mortale.
Quindi Anassagora, discepolo di Anassimene, concep? per primo l'idea che l'ordinata disposizione dell'universo
fosse dovuta al potere razionale di una mente infinita; e non si avvide che non pu? esistere un moto sensibile ed esteso
all'infinito e che non pu? esservi sensazione se non quando il soggetto stesso ne sia colpito e la percepisca. Inoltre se
codesta mente e, come egli ritiene, una sorta di creatura vivente, dovr? esistere un principio vitale interno che ne
giustifichi la definizione. Ma cosa v'? di pi? interno della mente? La si dovr? allora immaginare rivestita di un involucro
corporeo.
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